QUALCOSA DI VERO – di Barbara Fiorio – ROMANZO
Ho trovato molto interessante il tema di questo romanzo di Barbara Fiorio, condensato nel titolo “Qualcosa di vero”. Viviamo in una società dove, fin da bambini, ci vengono raccontate tante storie, storie nel senso non solo di fiabe, ma proprio di bugie.
Nelle fiabe, ad esempio, ci viene illustrato un mondo irreale, totalmente inesistente; crescendo, scopriamo che la realtà è qualcosa di completamente diverso, non solo dal mondo descritto nelle fiabe, ma anche da ciò che leggiamo in certi libri (Emma Bovary docet), vediamo in certi film o in certe pubblicità.
In questo romanzo Giulia Neri, la protagonista, è una giovane donna che lavora proprio nel mondo della pubblicità; si guadagna da vivere inventando degli slogan che convincano le persone a comprare un determinato prodotto:
“Giulia poteva smarrirsi per ore in una parola, spesso sentendone l’odore, immaginandone il colore e percependone la densità. Per lei le parole erano tridimensionali, erano oggetti preziosi con cui fare magie. Poteva alzare del dieci per cento le vendite di un’utilitaria o di un detersivo, con le parole giuste.”
Giulia, un giorno, conosce la piccola Rebecca, di nove anni, figlia della sua nuova vicina di casa e tra lei e la bambina nasce una bella amicizia. Quasi per caso, Giulia inizia a raccontare a Rebecca delle fiabe per farla addormentare la sera. Ma non le solite fiabe per bambini, quelle dove ci sono principi coraggiosi e principesse belle e buone, e dove c’è sempre il lieto fine. No, Giulia decide di raccontarle le fiabe di Perrault, dei fratelli Grimm, di Hans Christian Andersen, cioè le versioni originali, completamente diverse da quelle che di solito vengono raccontate ai bambini di oggi, perché mostrano dei personaggi meno nobili, meno buoni di quelli delle fiabe moderne.
Quando ero piccola, leggevo spesso le fiabe di Perrault; avevo in casa un grosso libro (proprio quello delle foto di questo post) che aveva delle bellissime illustrazioni a colori, appartenuto alla mia mamma quando era bambina. Un libro in cui venivano raccontate alcune delle storie che Giulia racconta a sua volta a Rebecca in questo romanzo.
Le “fiabe vere” mi sono sempre piaciute anche se, effettivamente, sono piuttosto crudeli. Quello che mi piaceva era che erano assolutamente diverse da quelle proposte da tutti gli altri libri, e sapevano suscitarmi riflessioni più profonde. Mi rendevo conto che preparavano i bambini alla vita reale, come a dire loro: state attenti perché non tutto ciò che sembra buono è buono davvero, e non tutti coloro che sembrano cattivi sono pericolosi.
Ritornando al tema di questo romanzo, mentre leggevo la storia pensavo come effettivamente sia incredibile quanto la gente faccia fatica a credere alla verità, mentre creda subito (o con più facilità) alla menzogna. In questo romanzo il narratore ce lo mostra in due diversi contesti: a scuola, tra i bambini, e nelle relazioni quotidiane tra gli adulti. L’ho sperimentato anch’io decine di volte nella mia vita. E ’ una cosa così assurda ma, a ben vedere, sono così tante le bugie che ci vengono raccontate fin da bambini, all’inizio con le fiabe, appunto, anche se a fin di bene, da assuefarci ad una falsa realtà.
Così, quando il marito perfetto della vicina di casa di Giulia racconta la sua verità, sembra quasi vera, tanto che i presenti fanno fatica a non credergli. Ma non Giulia. Lei conosce le fiabe vere, lei conosce il mondo delle storie “costruite a tavolino” e degli slogan perfetti, perché ci lavora, per cui intuisce con facilità quale sia la verità. Ed ha un grande coraggio: prende posizione per aiutare una persona in difficoltà. Due persone in difficoltà, veramente, perché anche la piccola Rebecca rischiava di soffrire per colpa delle bugie dei grandi.
E’ molto bello il rapporto di amicizia che si instaura tra la piccola Rebecca e Giulia; sembrano quasi la stessa persona: Giulia da bambina e poi da adulta.
Nel libro assistiamo a scorci di vita quotidiana, dove le vicende dei protagonisti si incrociano sul pianerottolo di casa, che è testimone delle varie fasi della storia. Un microcosmo in cui nasceranno legami affettivi, si sveleranno intrighi pericolosi e si brinderà all’amore e all’amicizia.
Una storia a lieto fine insomma, come nella favole (moderne). Perché infondo “Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo d’uno sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
[Le foto di questo post sono prese dal libro “FIABE” di Perrault, Editrice Carroccio, Milano. Illustrazioni di M. Leone]
Qualcosa di vero, di Barbara Fiorio, Feltrinelli, pagg. 246, 15,00 euro
L’AUTRICE: Barbara Fiorio è nata a Genova nel 1968. Ha una formazione classica, studi universitari in graphic design ed un master in marketing communication. Ha lavorato per oltre dieci anni nella promozione teatrale. Tiene corsi e laboratori di comunicazione e scrittura creativa. Ha pubblicato il saggio ironico sulle fiabe classiche C’era una svolta (Eumeswil, 2009), i romanzi Chanel non fa scarpette di cristallo (Castelvecchi, 2011) e Buona fortuna (Mondadori, 2013).
No Lovely Comments